Era il 1968 quando Moravia venne contestato dai giovani "rivoluzionari" durante una sua conferenza all'università La Sapienza dopo il suo viaggio in Cina. Al grido di "Mao si, Moravia no" i sessantottini dimostrarono il forte interesse per il maoismo e per le garanzie di libertà che Mao aveva promesso non solo in Cina, ma anche nei Paesi sottosviluppati e in Occidente.
"Maoismo" è un'etichetta che sta a riassumere le istanze del lavoro teorico e pratico del rivoluzionario cinese Mao Tse Tung fondate su una revisione del marxismo per adattarlo alle condizioni sociali e politiche della Cina di quasi ottanta anni fa. Sostanzialmente oltre all'adozione del nazionalismo come spinta rivoluzionaria e come cemento sociale, Mao, analizzando la situazione sociale cinese, evidenziò come il proletariato, essendo molto esiguo, non avrebbe mai potuto essere l'agente della rivoluzione: al contrario la classe contadina, maggiormente numerosa, avrebbe assunto il ruolo rivoluzionario del proletariato urbano. Ecco perché tra i punti essenziali del suo programma vi erano collettivizzazioni delle terre a danno dei grandi latifondisti. Lavori per creare comunità contadine dove la gestione delle terre era collettivizzata e il frutto del lavoro era ridistribuito in maniera equa tra i lavoratori.
Mao elaborò un piano di lotta che tenesse conto del territorio cinese e degli agenti rivoluzionari, dando di conseguenza molta importanza alla guerriglia. La guerra si sarebbe svolta secondo tre fasi: la prima sarebbe consistita nella mobilitazione dei contadini e nella creazione di soviet rurali; la seconda avrebbe previsto la costituzioni di bande di guerriglieri e in seguito la formazione di un esercito; l'ultima fase avrebbe previsto, dopo le prime fasi di guerriglia, il passaggio ad un conflitto diretto. In un primo momento le pianificazioni belliche di Mao fallirono costringendo ad una lunga ritirata (La Grande Marcia, 1939) e in secondo momento, con il supporto del Comintern, Mao sconfisse i nazionalisti di Chaing Kai - Shek nel 1949. I cardini che oggi possono essere presi come punti fermi dell'operato maoista sono la "Grande Rivoluzione Culturale Proletaria", che avrebbe dovuto riformare intellettualmente e socialmente la Cina socialista, e il "Grande balzo in avanti", che avrebbe dovuto assicurare un rapido sviluppo economico. La vittoria del socialismo non garantiva la sua solidità ne il fatto che il capitalismo potesse riproporsi al suo interno. Alcuni atteggiamenti e schemi mentali tipici della borghesia potevano vegetare e al momento giusto rinascere e causare la corruzione del socialismo, come in URSS. In concomitanza con l'estromissione di Mao dalla gestione del potere, il Grande Timoniere (attributo dato a Zedong) lanciò accuse contro la già presente corruzione all'interno del partito comunista cinese. Ecco perché dal 1966 fino alla sua morte ci fu quella che in occidente venne esaltata come Grande Rivoluzione Culturale Proletaria. Elementi fondamentali della nuova cultura erano le avanguardie intellettuali e giovanili pronte a riformare la società per scovare le annientare i burocrati controrivoluzionari. I giovani mobilitati dovevano essere inquadrate nelle cosiddette "Guardie Rosse" e messe in campo per eliminare ogni istanza borghese dalla società socialista sia tra la popolazione sia all'interno del partito. Il tutto attraverso anche una grande opera di propaganda mossa a partire dal Libro Rosso, scritto dallo stesso Mao nel 1966, dove si elencavano i rudimenti di marxismo e di maoismo: elemento sempre presente nell'armamentario delle Guardie Rosse. La dura repressione degli elementi poco inclini alla politica maoista furono molti e le repressioni si susseguirono in un arco di tempo che va dal 1966 al 1969. Si calcola che nei campi di rieducazione (Laogai) finirono circa 7 milioni di persone.
Tra il 1958 e il 1960 venne lanciato "Il grande balzo in avanti", un piano economico che avrebbe dovuto sviluppare la Cina basando il tutto sulla collettivizzazione dell'agricoltura e dell'industria. Mao predispose la creazione di grandi comunità popolari rurali dove le terre erano in comune e il denaro abolito sostituito da "punti lavoro" che avrebbero costituito il metro di prodotto che un contadino avrebbe ricevuto a seconda del proprio lavoro. Legato alla creazione di comunità agricoli ci fu la creazione di un vasto apparato idrico per l'irrigazione dei campi fatto di un gran numero di laghi artificiali e canali. Queste comunità si diffusero in tutta la Cina rurale e ben presto si ampliarono con la costruzione di piccole industrie e di altri edifici per il bene collettivo (scuole, ospedali ecc.). Come per l'agricoltura anche l'industria venne collettivizzata. Vennero create piccole comunità dove si edificarono fornaci comuni dove venne predisposto la produzione di acciaio. Dopo una elevata crescita nel 1958 (l'industria metallurgica aumentò la propria produzione del 45%) negli anni successivi tali traguardi non si superano. La recessione economica seguita allo sviluppo fu, per alcuni, la causa principale della carestia che colpì la Cina tra il 1959 e il 1962 che uccise circa 43 milioni di cinesi.
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