martedì 29 maggio 2012

Il rinnegato Berto Ricci

E' un rinnegato, un uomo che ha rinunciato alla sua origine e al benessere che ne deriva per seguire i suoi ideali e combattere per essi. E' una delle tante figure che hanno contraddistinto in positivo il fascismo italiano e che, ancora oggi, viene ricordato per la tenacia che dimostrò ogni momento della sua vita nella difesa dei propositi. Appartiene al quel grande gruppo di socialisti massimalisti e di anarchici che videro nel nascente movimento fascista l'unica forza rivoluzionaria in grado di cambiare il mondo conosciuto. Sto parlando del fiorentino Berto Ricci, noto matematico, ex anarchico avvicinatosi poi al fascismo e a Mussolini. Oggi lo si ricorda soprattutto per la sua fedeltà ai suoi ideali politici e per il suo sacrificio nel difenderli. Partito da posizioni anarchiche ben presto si avvicinò al nascente fascismo vedendo in esso l'occasione per l'Italia di riscattarsi sia politicamente che economicamente. Tali posizioni, che lo ponevano in netto contrasto con gli sviluppi successivi del fascismo, furono chiariti sulla rivista che fondò nel 1931, "L'Universale", (pubblicato fino al 25 agosto 1935) alla cui stesura collaborarono le voci note del panorama culturale dell'epoca: Indro Montanelli, Giuseppe Bottai ecc.
Come dice lui stesso il giornale doveva “raccogliere attorno a sé quei giovani intellettuali fascisti che volevano andare oltre il capitalismo, il nazionalismo e le degenerazioni storiche del cristianesimo, e che credevano in una cultura fascista universale, che non dimenticasse le proprie tradizioni e rispondesse alle vere esigenze del fascista perfetto, puro eroe senza classe, insofferente ad ogni disciplina, irruento, intelligente e testardo apostolo dell’esercizio arbitrario delle proprie ragioni"
Al pari di Gallian Ricci era insoddisfatto e avulso dal lusso dei salotti romani convinto sostenitore di uno stile di vita spartano e consono al decoro fascista. La sua tenacia intellettuale era seguita dall'azione, perché al pensiero deve seguire l'azione, senza la quale l'idea sarebbe sterile e astratta. Fu una delle anime ribelli del fascismo: anticlericale, anticapitalista e in generale anticonformista poco propenso ad accettare la morale borghese e le decisioni del regime. La sua lotta era finalizzata alla salvezza e alla purificazione dell'Italia per restituirle quel primato politico e culturale che da tempo immemorabile aveva perso. La sua Rivoluzione Radicale partiva da basi ideologiche molto forti che si rifacevano al concetto di eroismo di Nietzsche fino ad arrivare al pensiero sovversivo di Sorel, per attingere anche dalla tradizione pagana romana e dal cristianesimo più spartano e guerriero. Il suo spirito indomabile lo portò a partecipare agli eventi principali della sua epoca e a prender parte a guerre in nome della Patria e del Fascismo. Ecco perché partì nel 1935 volontario in Etiopia e l'esperienza bellica lo segnò a tal punto che in decise si arruolò come volontario di nuovo durante la seconda guerra mondiale, non facendo più ritorno in Patria (morì in Libia il 2 febbraio 1941). 

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