Michail
Bakunin come molti suoi colleghi rivoluzionari non era di origine
proletarie come si
potrebbe immaginare. Nacque
da una nobile famiglia russa il 30 maggio del 1814 a San Pietroburgo
e ben presto abbandonò la sua famiglia e le sue origini.
La sua vita da esule lo portò a viaggiare per l'Europa e per le
Americhe e, nonostante fosse braccato dalle polizie di molti Paesi,
non si arrese nel diffondere il suo pensiero e nel sollecitare azioni
rivoluzionarie. Tutto ciò ha contribuito a costruire un
modello di uomo politico e di coerenza umana che ha segnato la
coscienza di molti giovani socialisti e anarchici.
Le
parole e gli scritti del filosofo russo si riferivano alle masse
proletarie e contadine che soffrivano per l'oppressione capitalista e
a quelle avanguardie intellettuali declassate dalla cultura
dominante, uscendo di fatto dagli schemi marxisti che prevedevano
l'appoggio solo ed esclusivamente della classe operaia.
La
sua idea di rivoluzione si fondava su un duplice piano: uno
organizzativo e l'altro politico. A livello organizzativo
l'organizzazione rivoluzionaria doveva costituirsi come una
associazione clandestina in grado di infiltrarsi nel proletariato
e farlo insorgere, mentre a livello politico lo scopo della
rivoluzione era l'abolizione totale dello Stato e di ogni autorità.
Il
conflitto con i marxisti fu inevitabile anche e soprattutto
all'interno della Prima Internazionale. Bakunin riteneva che lo
scopo del progetto comunista fosse quello di sostituire lo Stato
attuale con uno nuovo, presumibilmente di stampo socialista,
contribuendo sostanzialmente a cambiare padrone e potere. Inoltre
i soggetti della lotta di classe che per i comunisti erano i soli
operai, per gli anarchici e per Bakunin erano tutte quelle classi che
costituivano la massa popolare e povere, anche i braccianti. Marx al
contrario riteneva che la lotta dovesse portata avanti dal solo
movimento operaio conquistando il potere, distruggendo lo Stato
borghese instaurando uno Stato proletario durante la fase della
dittatura del proletariato: fase indispensabile per il superamento
della società senza classi.
Le
accuse di “asistematicità” del suo pensiero da parte dei
marxisti e di Marx, che gli valsero l'espulsione dalla Prima
Internazionale nel 1872, non impedirono la fortuna del rivoluzionario
russo. Tutto il suo
lavoro intellettuale potrebbe essere sintetizzato così:
la liberazione
totale dell'uomo attraverso l'abolizione dello stato, il rifiuto di
qualunque socialismo di stato, la valorizzazione di quelle forze
sociali che il processo d'industrializzazione tendeva ad emarginare,
non solo gli operai, ma anche braccianti e le classi ancora più
povere.
L'opera
principale di Bakunin è “Stato e anarchia” del 1873, massima
espressione del suo pensiero. Le prime critiche nel testo sono
rivolte a Mazzini il cui rivoluzionarismo aveva perso ormai valore e
definisce senza fondamento la concezione teocratica dello Stato. In
realtà, dice il rivoluzionario, una vera rivoluzione non deve
portare alla separazione o al ridimensionamento del rapporto tra
Stato e Chieda, ma li deve abolire entrambi.
Il
dissenso con Marx non manca in questo libro. Bakunin ritiene che le
prerogative proprie del marxismo sono la conquista dello Stato e la
centralizzazione del potere per liberare il proletariato. A
differenza dell'economista tedesco, il filosofo russo riteneva che lo
Stato anche se socialista o comunista avrebbe rappresentato sempre
una forma di oppressione poiché quel rapporto tra dominatori e
dominati sussisteva ancora.
La
liberazione dell'uomo può avvenire solo se viene abolito lo Stato e
la sua fonte originale, la proprietà privata.
Lo
Stato rappresenta l'opposto della natura umana che, pur essendo
sociale, non prevede una struttura sociale. Di conseguenza Bakunin
attaccava tutte le forme sociali e religiose esistenti. Marx
rispose a tali critiche affermando l'infondatezza della rivoluzione
bakuniana fondata non su un analisi delle leggi economiche, ma sul
concetto di volontà: una forma di spontaneismo. La stessa
concezione del capitalismo era diversa. Per Bakunin esso era il
prodotto dello Stato moderno attraverso il quale quest'ultimo
esercitava la sua forza repressiva. Di conseguenza l'apparato teorico
era totalmente diverso.
Contrapposta
alla dittatura del proletariato, Bakunin proponeva una federazione di
comuni che avrebbe regolato la futura società umana. Il pensiero di
Proudhon ha sicuramente influenzato questa visione con l'idea di un
federalismo che avrebbe garantito progresso e armonia all'umanità.
Queste
tesi ne richiamarono altre riguardanti le modalità della
rivoluzione. Bakunin rifiutò una organizzazione politica dei
lavoratori che avrebbe dovuto guidare la conquista del potere e mise
l'accento sulla volontà, sulla spontaneità della massa popolare che
è in grado da sola di azioni rivoluzionarie.
L'anarchismo
bakuniniano si affermò nell'Associazione Internazionale dei
Lavoratori, in particolare in Italia e in Spagna, e costituì la
principale corrente di pensiero che per un certo periodo tolse la
guida del movimento operaio ai marxisti. Le teorie del filosofo russo
seppero cogliere le speranze del movimento operaio che anelava ad una
nuova società libera e senza autorità. Una realtà, qualcuno l'ha
definita, un utopia altri.
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