Gli anarcosindacalisti vedevano, al pari dei marxisti e degli anarchici, nella lotta di classe la chiave per abbattere il capitalismo, rappresentato dalla borghesia e dallo Stato, primo agente di oppressione. La rivoluzione sarebbe stato un atto spontaneo di libere associazioni di operai (i sindacati), i quali con uno sciopero generale avrebbero messo in ginocchio il capitalismo statale e lo avrebbero rovesciato. Lo sciopero generale è la breccia che può aprire la crisi del capitalismo, un "tirocinio rivoluzionario" come dice Georges Sorel. Partendo da una base e da una analisi prettamente marxista (fondamentali gli scritti di Arturo Labriola), si innestano elementi spiritualisti e idealisti come emerge in uno dei padri del sindacalismo rivoluzionario: Sorel. La violenza, vista in chiave idealista, diveniva una forza creatrice capace di distruggere il vecchio e di inaugurare il nuovo. La rivoluzione avrebbe costituito una fase di piena attività creativa. Nonostante i punti in contatto con il marxismo, la metodologia rivoluzionaria era opposta. Un partito gerarchizzato e centralizzato non era indispensabile per guidare la rivoluzione e per creare la nuova società. Il proletariato era in grado di organizzarsi da solo e di giungere a forme comunitarie di vita organizzate in una federazione internazionale, senza fasi intermedie (dittatura del proletariato), sulla scia di Bakunin. Il sindacalismo rivoluzione, nato dalla reazione al sindacalismo compromesso, presenta in realtà al suo interno una eterogeneità di pensiero a seconda del Paese in cui si è diffuso. Ad esempio in Italia si giunse a forme nazionaliste di lotta sindacale fino ad un profondo legame con il primo fascismo. Filippo Corridoni, Alceste De Ambris, Edmondo Rossoni sono solo alcuni dei nomi di sindacalisti rivoluzionari che concepirono un sindacalismo di stampo nazionalista e corporativista. Anche in Francia, patria di Sorel, il sindacalismo finì per aderire alle formazioni Azione Nazionale come fece lo stesso Sorel.
mercoledì 30 maggio 2012
Lotta Operaia: sindacalismo rivoluzionario
La lotta operaia era ormai un fuoco difficile da spegnere. Gli scioperi e le occupazioni erano frequenti e le repressioni erano altrettanto dure. Negli anni venti dell'ottocento in Inghilterra nacquero le prime associazioni sindacali (Trade Unions), organizzazioni spontanee di lavoratori che si univano nella comune lotta per condizioni di vita migliore. Questi primi sindacati ebbero vita difficile e, con il passare del tempo, la loro immagine si radicalizzò nella classe operaia tanto che il modello delle Trades Union venne esportato negli altri Paesi industrializzati. Si vennero a creare una miriade di associazioni e di organizzazioni nazionali (Trades Union Congress) e sovranazionali (Federazione Internazionale Sindacale) che si proponevano di coordinare la lotta operaio. Nello stesso momento la Seconda Internazionale nel 1904 riconobbe l'importanza del sindacalismo come strumento di lotta per il miglioramento delle condizioni di vita dell'operaio, ma il loro ruolo sarebbe stato sospeso nel momento in cui sarebbe iniziata la rivoluzione. Questa battaglia sociale da radicale si spostò su terreni democratici e di compromesso con la classe industriale nazionale. La nuova strada intrapresa non piacque a quei soggetti ancora legati ad una concezione radicale del socialismo. Ed ecco che nel mondo sindacale si formò e si separò una corrente che vedeva nella lotta radicale (sciopero generale) la vera arma del proletariato contro la classe dirigente. Nel 1895 un gruppo di sindacalisti legati all'anarchico Fernand Pelloutier decisero di creare movimenti sindacali indipendenti di stampo rivoluzionario. Ed ecco la teorizzazione dell'anarco - sindacalismo o sindacalismo rivoluzionario (alcuni considerano questi due termini non sinonimi, in quanto rappresentanti di due filoni distinti del sindacalismo rivoluzionario). Le basi teoriche erano a metà strada tra l'anarchismo (Bakunin) e il marxismo, in particolare il revisionismo di sinistra (Arturo Labriola). Le analisi marxiste erano le spinte di partenza per avviare una fase "destruens" del capitalismo, ma la fase "costruens" sarebbe stata esclusivamente di stampo anarchico.
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