Erano gli anni che seguirono
“l'autunno caldo” (1969) quando in Italia si assistette ad un
periodo di terrore e di assassini con sfondo prettamente politico.
Ad uccidere erano comunisti e fascisti, appartenenti a movimenti
diversi e con un unica mira: lotta allo Stato borghese e alla
borghesia sfruttatrice. Tale radicalizzazione non poteva essere
solo un fenomeno dello spontaneismo del movimento studentesco e
operaio del biennio 1968 – 1969: era la ripresa di un modo di
condurre la lotta politica molto sotterranea e volta a colpire i
punti forti del sistema per scatenare la rivola popolare. I
comunisti o meglio il comunismo (in particolare la concezione
leninista del marxismo) prevedeva una lotta aperta contro lo Stato
borghese tramite un partito centralizzato che educasse e guidasse la
classe operaia nella rivoluzione. Un partito d'urto, come il Pcus, che si sostituisse al sistema democratico borghese. L'anarchismo al contrario, specie
quello di stampo bakuniano e necaeviano, pose come strategia il
settarismo e il terrorismo. Tutto ciò con scopi ben precisi e
argomenti consolidati da decenni di intenso lavoro intellettuale. Sergej Neacev,
noto esponente del nichilismo russo, grande sviluppatore dell'anarchismo moderno, di fronte alla crisi dei valori e all'assenza di punti ideali di riferimento, sosteneva l'azione omicida come stimolatore dell'azione popolare: non essendoci
valori, solo l'azione poteva scatenare quella violenza che, detta
alla Sorel, avrebbe trasformato il mondo. Al contrario dell'idea
di una elitè rivoluzionaria che, secondo Necaev, avrebbe poi continuato a stimolare la rivoluzione, gli anarchici
preferirono la costituzione di cellule ideologiche e terroristiche,
come teorizzato da Bakunin, con l'unico obiettivo di colpire il
potere. Ed ecco i tanti morti illustri: il presidente francese
Carnot, l'imperatore Guglielmo I, Umberto I ecc. Gaetano Bresci e Leon Czolgosz sono solo alcuni dei nomi di anarchici che sacrificarono la loro vita in atti terroristici. Queste azioni non
ebbero gli effetti sperati, ma anzi screditarono l'anarchismo. Allo
stesso modo le cellule comuniste utilizzarono gli stessi metodi per
radicalizzare la lotta sociale, non riuscendo in nulla e dando una
cattiva luce al già ormai decadente comunismo italiano. Le morti
furono moltissime e la loro strategia ben presto si rivelò essere
inconcludente e anzi peggiorativa. Oggi, con la crisi imperante e
con il malcontento verso le banche che battono cassa, sembrano
essersi ricreate gli stessi fattori che scatenarono il terrorismo
degli anni 60 – 70. In questi mesi gli atti terroristici contro
Equitalia e alcuni suoi esponenti sono stati in parte rivendicati da
membri del FAI (Federazione Anarchica Informale) e di altre cellule
rivoluzionarie. Sembra un cattivo gioco del destino, ma è tutto
vero. Sull'onda dello sdegno pubblico contro il sistema si sono
riproposte le basi per una ulteriore ondata di terrorismo a sfondo
politico.
Sorvolo sulle molte inesattezze, ma su una proprio no. FAI (federazione anarchica italiana) è diversa da FAI (federazione anarchica informale). Prima di parlare delle cose, bisognerebbe conoscerle almeno un pochetto :-)
RispondiEliminaNessuna inesattezza. I punti riportati sono testati al 100%. Se riscontri che tale articolo crea problemi alle tue convinzioni, ha sortito l'effetto sperato.
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