mercoledì 27 giugno 2012

Dante Alighieri: il poeta che cantò la laicità dello Stato e l'Italia unita

Quando si studia a scuola Dante lo si ritiene sempre noioso e antiquato. I tempi sono cambiati e il messaggio nonché gli stili della Commedia sembrano un retaggio del passato. Non vi si trova nei suoi scritti nessun elemento che possa riallacciarlo con la modernità, rendendolo il più possibile vicino a noi. In realtà pochi sanno che il poeta fiorentino è molto moderno, specie per quanto riguarda il pensiero politico: alcune delle sue idee lo portano inevitabilmente a connettersi con eventi accaduti nell'età moderna, ma che in fin dei conti sono state indirettamente causati dalle sue parole che li hanno anticipati. Soprattutto bisogna considerare che certe tesi, oggi in parte ancora in voga, nel XIII e XIV secolo erano impensabili, specie per un intellettuale impegnato come Dante (il quale a causa della sua militanza nei guelfi bianchi era stato costretto all'esilio). L'esimio poeta parlava e scriveva con certezza di laicità dello Stato e della necessità di dividere il potere temporale da quello spirituale. Argomenti che all'epoca dei discorsi erano tabù, soprattutto considerando il fatto che il Papato era una delle autorità che esercitava maggior influenza nella politica italiana dell'epoca. Per cui affermare certe idee era molto pericoloso. Altro aspetto che lo rende attuale è il fatto che il poeta fiorentino è stato il primo a parlare di unità della penisola italiana, anticipando e iniziando un dibattito che solo molti secoli dopo giungerà a risultati concreti. In effetti Dante ha anticipato i tempi parlando di un progetto che probabilmente tratteggiò come utopico e che alla fine si realizzò con tutti i dubbi e i problemi. Passiamo ai testi e in particolare all'opera politica incompiuta più nota del Dante: il "De Monarchia" (1312 - 1313). Nel terzo libro del trattato viene affrontata la questione della laicità dello Stato. Essendo un accurato osservatore politico, Dante non pote non osservare la decadenza della Chiesa Romana che lui diceva essere causa diretta del tentativo del Papa di attribuirsi quel potere temporale che in realtà non gli spetta. Occupandosi delle faccende terrene il Pontefice perde di vista quelle spirituali, causando il disorientamento della massa cristiana e dello stesso clero. Indi per cui è necessaria una netta separazione del potere spirituale da quello temporale che è proprio dell'Imperatore il quale deve necessariamente occuparsi delle faccende amministrative ed umane. La metafora dei due soli serve appunto per esplicitare questo concetto che all'epoca di Dante avrebbe una risonanza molto più ampia. Il Papa e l'Imperatore sono come il Sole e la Luna, cioè l'Imperatore riceve direttamente da Dio l'autorità a regnare e non dal Pontefice, il quale con la sua santità deve sancire questo fatto. Quindi in definitiva la luce del Sole che fa risplendere la Luna rappresenta l'investitura imperiale ad opera del successore di Pietro. La modernità del poeta è dettata anche da un altro fattore: Dante fu il primo a cantare la condizione di miseria e di divisione che attanagliava la penisola italica. Nel Canto Sesto del Purgatorio il poeta celebra l'Italia partendo dalla condizione di infelicità in cui si trova: divisa e sconquassata da continue guerre, senza trovare mai una pace solida e longeva. L'invito del poeta è quello di ritrovare quell'unità politica e culturale che un tempo aveva reso grande la nazione. Una visione della nostra nazione che per Dante era certamente illusoria. Soprattutto il poeta aveva intravisto nella sua epoca una certa unità culturale che avrebbe costituito una molla per la futura unificazione. Probabilmente non avrebbe mai immaginato che l'unità fosse un processo così difficile e così intricato da presentare diversi problemi 151 anni dopo la sua realizzazione. E si può in definitiva dire che Dante Alighieri è il nostro padre spirituale nonostante furono altri a concretizzare le sue aspirazioni. Ha anticipato i tempi e ha visto un progetto politico e culturale troppo maturo per i tempi in cui visse. 

Nessun commento:

Posta un commento