giovedì 21 giugno 2012

Appunti di liberismo e liberalismo

Nel parlare di politica spesso si fa confusione nell'utilizzo di una terminologia esatta. Tra i tanti errori che si commettono vi è quello di usare in maniera impropria i termini "liberismo" e "liberalismo", spesso utilizzati come sinonimi. In questo articolo voglio chiarire l'origine di questi concetti e per quali motivi si differenziano. In comune vi è l'origine storica, essendo nati in epoche storiche analoghe, cioè tra settecento e ottocento, un lungo lasso di tempo ricco di trasformazioni radicali nella vita economica e sociale. Il liberismo è una dottrina economica che fonda le proprie idee sulla concezione del libero mercato, ovvero sull'autoregolazione dei mercati e sul disimpegno dello Stato nelle vicende economiche, sulla difesa della libera iniziativa e della proprietà privata. L'economia viene in questo modo depurata dallo statalismo socialista o protezionista e gli viene consentito di autoregolararsi e di regolare tutto ciò che le è connesso. Si viene a determinare un sistema economico aperto e globalizzato, fuori da ogni limitazione territoriale. All'apparenza un sistema solido, ma che in molti casi ha dimostrato quanto sia caotico e predatorio. Nell'Inghilterra del XIX secolo vennero teorizzate le prime teorie liberiste ad opera di Adam Smith in seguito ai vasti fenomeni sociali ed economici seguiti alla prima rivoluzione industriale. Nel novecento il comunismo e il fascismo posero in crisi il liberismo. La depressione degli ultimi anni dell'ottocento, la crisi del primo dopoguerra e quella del 1929 dimostrarono come affidare la vita di un paese al libero mercato fosse una mossa troppo azzardata. La ripresa economica seguita alla seconda guerra mondiale fece rinascere la fiducia nei mercati. Il neoliberismo sembrò essere l'ulteriore dimostrazione che, nonostante le crisi, il liberismo era la chiave del progresso. Le previsioni erano esatte?
Dovendo difendere la libertà di iniziativa e di proprietà privata bisognava garantire quei diritti e quelle libertà che permettessero lo sviluppo delle prime. Il liberalismo affonda le proprie radice nelle prime manifestazioni della borghesia. Questa classe sociale rivestiva una dinamicità che non poteva adattarsi alle strutture anacronistiche del sistema feudale e aristocratico. Il liberalismo di conseguenza fu l'arma sociale e politica attraverso la quale la borghesia si affermò come classe dominante. Da sempre si è caratterizzata come una filosofia e una dottrina politica individualista e basta sul concetto di libertà che lo Stato doveva garantire a tutti i suoi cittadini per realizzarsi compiutamente. Lo Stato di conseguenza doveva dotarsi di una Costituzione in cui fossero garantiti questi diritti e doveva convertirsi in una democrazia la quale permetteva al singolo di partecipare alle decisioni statali. L'evoluzione della democrazia e le sue diverse forme non sono materia di discussione in questo articolo. L'origine del liberismo risale all'illuminismo quando si ebbe maggiore coscienza dell'uomo e dei suoi diritti e doveri e di uno Stato che più essere un padrone doveva farsi protettore e padre amorevole dell'individuo, il quale partecipava a sua volta alle sue scelte. Ecco che troviamo autori quali Voltaire o Rousseau i quali difesero a spada tratta la liberal - democrazia e la libertà umana. Come accadde per il liberismo anche il liberalismo entrò in crisi di fronte alla instabilità della democrazia di fronte alle crisi e a guerre di lunga durata. Il novecento è stato il campo di prova della democrazia che ha potuto così dimostrarsi debole, ma nel contempo accattivante tanto da sfuggire alla damnatio memoriae dei regime totalitari che si sono susseguiti per decenni. Oggi si apre una nuova sfida. Saprà il liberismo e il liberalismo vincete le incertezze di un mondo sempre più globalizzato? Oppure la popolazione umana si assoggetterà a poteri autoritari, ma garanti di sicurezza?