mercoledì 13 giugno 2012

Harvey Milk: un omosessuale in politica

Harvey Milk è conosciuto nell'ambiente omosessuale come uno dei primi attivisti del movimento di liberazione omosessuale che, a partire dagli anni sessanta, lotta per i diritti gay. E' noto per essere stato il primo omosessuale ad entrare in politica e a farsi eleggere nel consiglio comunale della sua città, San Francisco. Di origini lituane, Milk subì tutte le angherie che all'epoca venivano afflitte alle persone di dichiarati orientamenti omosessuali. Nato nella cittadina di Woomere, nello Stato di New York, si trasferì all'ovest, in California, San Francisco, dove si era formata una vasta comunità gay che da anni rivendicava diritti e rispetto. Nonostante il clima di ostilità che la cittadinanza dimostrava nei confronti degli abitanti di Castro Street (il quartiere gay), Milk non si arrese a queste condizioni di esistenza. Decise di impegnarsi sia socialmente che politicamente per cambiare le cose e finalmente rompere il clima di ostilità che vi era a livello nazionale contro gli omosessuali. Si candidò tre volte per entrare nel consiglio comunale e per tre volte non venne eletto. Le sue sconfitte non furono vane. I suoi elettori, in maggioranza gay, iniziarono a osannarlo come loro leader e le campagne contro l'omofobia si moltiplicarono. Milk non si arrese e decise di ricandidarsi di nuovo nel 1977. Venne eletto e fin da subito si impegnò per i diritti dei gay. In particolar modo cercò di boicottare la campagna dei conservatori contro la "Proposition 6", un disegno di legge che prevedeva il licenziamento degli insegnati che si dichiaravano omosessuali. La campagna di Milk contro tale disegno di legge diede i frutti sperati. Nel novembre del 1978 la legge venne respinta a furor di popolo. Non tutti accettarono di buon grado l'attivismo di Milk. I consiglieri conservatori tentavano di ostacolare in tutti i modi possibili il consigliere omosessuale. Specie dopo il rigetto della Proposition 6, i repubblicani più conservatori ebbero una calo di consensi e di fiducia. Un consigliere in particolare, Dan White, conservatore acceso, fu il principale ostacolo per Milk. La decisione del governo californiano di bloccare la Proposition 6 lo demoralizzò a tal punto che si dimise dal consiglio ed entrò in depressione. Durante il processo che seguì all'omicidio di Milk si disse che a muoverlo era stato appunto la sua depressione. Il 27 novembre 1978 White si introdusse nella sala consigliare e uccise a colpi di pistola Milk e il sindaco George Moscone, il quale aveva da sempre sostenuto il defunto consigliere.

V per Vendetta ovvero come una rivoluzione è fallita in partenza

Un partito di governo ultrareazionario, Norsefire; un eroe misterioso e vendicativo, V. Questi sono gli elementi principali del film V per Vendetta. In una Inghilterra del futuro un tiranno ultrareazionario governa senza freni e con il solo obiettivo di avere sempre più potere. V è l'unico che ha deciso di alzare la testa e combattere il dittatore. Sarà lui che sveglierà le coscienze intorpidite della gente e a dirigerli verso la vendetta finale. La maschera di V è divenuta il simbolo della rivolta costante contro gli oppressori per la libertà e per la democrazia. C'è stato un periodo (gli ultimi tempi del governo Berlusconi) in cui si vedevano su internet e per le strade riproduzioni di questa maschera. L'uso di questo finto volto era finalizzato a denigrare un governo che si riteneva tirannico e a sostenere una libertà che si riteneva perduta. V quindi è diventato sinonimo di rivoluzione, una rivoluzione fallita in partenza. Il cambio di guardia al governo di uno Stato non significa cambiare radicalmente il sistema. Passare da una dittatura (nel caso di Berlusconi una dittatura che solo la sinistra ha visto) alla democrazia equivale a rimanere nella stessa melma. V sa che cos'è la democrazia? Sa che è una sorta di dittatura occulta? Sa che la democrazia, almeno quella liberale, è uno sporco mezzo di oppressione del capitale? V, così come i suoi degni imitatori, non fa altro che combattere un dittatore per avviare una nuova dittatura, cioè quella di una oligarchia finanziaria. L'idea pura di democrazia, quella che ancora oggi si cerca di proporre e di costruire, è nobile e non a caso nasce in una civiltà che, pur altamente gerarchica, aveva un senso profondo di umanità, cioè la Grecia. L'individuo era un membro dello Stato e come tale aveva tutti i diritti a partecipare alla cosa pubblica. Oggi giorno un profondo sconforto serpeggia tra la massa che si è resa conto, in parte, di cosa sia la democrazia che fino a qualche tempo fa si è accettata. Il dibattito su questa forma di governo e cosa rappresenti nelle varie ideologie è lungo e molto vasto: in questo articolo evito di parlare di ciò e mi concentro sulla falsa rivoluzione che V ci insegna. V è il prototipo dell'indignato che va nelle piazze più importanti delle metropoli mondiali, occupandole e strillando la propria antipatia nei confronti di quel sistema che non gli da più quello di cui ha bisogno: sicurezza e stabilità. Costoro poi formano gruppi che parlano di rivoluzione, ma che in realtà vogliono un cambio di guardia, non una trasformazione radicale del sistema. E' una oratoria della rivoluzione ipocrita e che sostiene la democrazia borghese che ha dimostrato sempre e, ripeto, sempre la sua debolezza e le sue contraddizioni. V non fa altro che sostenere un'altra forma di dittatura dal volto buono e senza, all'inizio, limitazioni di ogni sorta. La retorica di V, che molti esaltano come la vera molla per il cambiamento, porta ad una rivoluzione fallita in partenza. Ci sono troppi maestri della rivoluzione che predicano i loro vangeli senza proporre scelte radicali ne basandosi sullo studio continuo della realtà. Sarà che sono frutto della momentanea insofferenza verso lo status quo: quando ci sarà la ripresa probabilmente le stesse voci saranno le prime a difenderle il sistema.