martedì 5 giugno 2012

Marx e la questione ebraica

Stalin fomentò un violento antisemitismo per screditare ed eliminare la vecchia guardia bolscevica in maggioranza di origine ebrea. Pur riconoscendo Israele il dittatore russo mandò nei gulag siberiani moltissimi esponenti del mondo ebraico poiché temibili avversari politici. Da sempre gli ebrei avevano formato la frangia più estremista del bolscevismo per distruggere la società classista fonte di discriminazione. Il marxismo ha sempre ritenuto l'antisemitismo e ancor di più l'antisionismo come un retaggio del passato e un prodotto della cultura borghese. Il padre di Marx era un avvocato di origine ebraica il quale era stato costretto dagli eventi a cambiare religione e cognome per evitare i pogrom. Il giovane Karl viveva in prima persona questo problema tanto che nel 1844 pubblicò un articolo, "Sulla questione ebraica", sugli Annali Franco - tedeschi. Marx esordiva descrivendo l'ebreo come un uomo senza patria e senza fissa dimora, costretto quindi a migrare in continuazione. Questa situazione esistenziale lo porta quindi a costruirsi una base economica solida, a inseguire il profitto, per poter sopravvivere in una condizione di costante migrazione.
L'ebreo non potendo integrarsi nello Stato in cui vive, la sua ideologia religiosa e politica lo porta di conseguenza ad escludersi ancor di più e a vivere in maniera del tutto diversa da quella accettata nella nazione che lo ospita. Questo non farebbe altro che attirare su di se una serie di stereotipi.
L'ebreo quindi da un lato è oggetto di troppe restrizioni, dall'altro radicalizza la propria ideologia. Se gli fossero concessi diritti e libertà, con la laicizzazione dei costumi e dello Stato, rinuncerebbe al proprio stile di vita e si adeguerebbe a quello convenzionalmente accettato. Il discorso prosegue con una critica alle posizioni di Bauer in merito al problema dell'antisemitismo. Ribatte all'ipotesi secondo cui solo quando gli ebrei rinuncino ai loro costumi tradizionali, ci sarà una apertura verso loro stessi. Gli ebrei, ribatte Marx, sono vittime del capitale perché la loro autodiscriminazione è il riflesso di quella che lo Stato esercita sui suoi membri. La tolleranza religiosa non costituisce il problema fondamentale: è una questione di emancipazione umana che non ci sarà mai del tutto con una società capitalistica. Se le tesi di Marx fossero state accolte e evidenziate, la borghesia tedesca avrebbe avuto poche possibilità per far cadere le colpe della crisi sugli ebrei.