martedì 12 giugno 2012

Terzomondismo: lotta all'imperialismo

Le posizioni antimperialiste sono il risultato naturale del crescente imperialismo occidentale che ha assunto nel corso del tempo diverse sfaccettature. Da occupazione militare di terre si è passati ad un assoggettamento economico dei Paesi più poveri e nati dalle ex colonie europee. Con minacce economiche e di ritorsioni sul piano internazionale, gli Stati africani e asiatici vengono sfruttati e sottomessi, nel vero senso della parola, al volere dell'occidente ricco e industrializzato. L'intero mondo occidentale poggia sulle spalle del Terzo Mondo. Questo stato di sudditanza non fu accettato passivamente dai Paesi terzomondisti ne in occidente furono tutti ciechi e sordi nei confronti di questa situazione. Come ho evidenziato in alcuni miei articoli, le voci occidentali che denunciarono questa condizione furono molte: Marcuse, Peters e molti furono coloro che si schierano decisamente con il Terzo Mondo, avviando una critica serrata all'interno delle strutture occidentali.
Gli stessi Stati terzomondisti attuarono una serie di politiche volte a ostacolare le infiltrazioni occidentali e a opporsi nettamente al Primo Mondo (e in parte al Secondo Mondo). Nel 1955 al congresso di Bandung, Indonesia, la maggioranza dei Paesi sottosviluppati propose un netto "NO" alla collaborazione o a qualsiasi contatto con l'occidente. A rafforzare questo blocco, che era nato con grandi progetti, contribuì la politica nazionalista di alcuni leader africani e asiatici come Mao Zedong o il Premier egiziano Nasser. Costoro fin da subito rivendicarono la sovranità nazionali sulle loro risorse e istituzioni e si posero, i più forti, alla testa di questo movimento. In particolare le istanze del guevarismo e del maoismo garantivano indipendenza e una forte carica rivoluzionaria contro l'arroganza occidentale. Queste riflessioni politiche si rifacevano al marxismo, ma nel contempo si allontanavano da esso, combinandole istanze rivoluzionarie con un acceso nazionalismo. In Sud America il ruolo di Che Guevara fu proprio quello di estirpare dal continente i nefandi influssi del Nord America ricco e industrializzato che appoggiava regimi autoritari per rubare risorse e sopprimere ogni libertà. La spinta rivoluzionatia che il guevarismo infuse in quelle popolazioni fu enorme e ancora oggi parole quali "indipendenza e antimperialismo" sono ancora usate per denunciare il neoimperialismo economico. L'opera antimperialista di Guevara non si limitò solo al Sud America, ma anche all'Africa. Lo stesso Che partì per il Congo e altri Paesi del continente nero per sostenere la guerriglia locale. Tuttora guerriglie locali ed eserciti popolari lottano contro i propri governi, accusati di favorire le multinazionali piuttosto che il benessere della popolazione. Cuba e la Cina sono stati per anni il baluardo dell'antimperialismo. La seconda ancora oggi ricorda tali posizioni politiche e sostiene con maggior forza di prima lo sviluppo dei Paesi Africani. La sfida non è ancora finita e non finirà se il sistema economico e sociale non cambierà. L'imperialismo segue lo sviluppo del capitalismo che più cresce più darà impulso alla ricerca di materia prima e di mercati per eliminare sovrapproduzioni e far circolare il capitale.

Le Guardie di Ferro: le legioni di Codreanu

L'antigiudaismo europeo è stata la matrice essenziale di alcune forme di estremismo di destra che sono nate tra le due guerre mondiali e che hanno rivestito, in diversi ambiti, dei ruoli molto importanti. Nell'Europa dell'Est, in particolar modo, l'antigiudaismo era un atteggiamento molto diffuso sia fra le classi più abbienti sia tra alcune frange delle classi popolari. Le origini di questo comportamento sono molte e sono legate in queste zone alla tradizione cristiana. Corneliu Codreanu è stato uno degli interpreti di questa malattia sociale. Noto politico nazionalista, fondò nel 1927 la Guardia di Ferro o Legione dell'Arcangelo Gabriele (che denota l'attaccamento alla tradizione cristiana), un movimento legionario che si poneva come il difensore della Romania dagli attacchi comunisti e da quel capitalismo che era considerato uno dei mali più pericolosi. Coloro che diffondevano questi "mali" erano gli ebrei, nemici del popolo rumeno e della società civile, negatore della nazione in quanto "errante" e senza terra. Il comunismo e il capitalismo erano frutto della sua azione malvagia per distruggere i valori cristiani che davano forza e spirito al popolo rumeno. La loro era una lotta contro la modernità e tutte quelle forze progressiste che avrebbero danneggiato la tradizione. Queste istanze si rifacevano direttamente all'antigiudaismo insito nella cultura romena e ad una rigida tradizione cristiana. La massa contadina rumena, legata fortemente alla fede cristiana, era l'agente di una rivoluzione spirituale che avrebbe ridato grandezza alla Romania. Una mistica del rinnovamento che pervadeva molti Paesi europei e non. Il popolo minuto era l'unico che aveva la forza spirituale e guerriera per poter portare a compimento un rivolgimento totale della società che le avrebbe restituito la forma tradizionale.

Arno Peters e il terzomondismo radicale

Nell'occidente ricco e industrializzato le voci che si schierarono con il Terzo Mondo non mancarono di certo. Diversi movimenti laici e religioni nonché politici si schierarono apertamente con i Paesi africani, asiatici e americani più poveri. Il guevarismo e il maoismo erano riuscisti ad imporsi come le uniche dottrine politiche e sociali in grado di dare un ruolo a tali aree del pianeta. Entrambe affondavano le proprie riflessioni nella realtà economica e sociale delle aree più povere esistenti sul pianeta e garantiva un ampia gamma di successo. Il tutto condito con una forte dose di rancore verso l'imperialismo economico americano ed europeo. Al di là dei reali risultati di queste politiche, è importante valutare l'impatto culturale che il terzomondismo esercitò nel Primo Mondo. La critica radicale alla geopolitica ufficiale che vedeva l'Europa e l'America al centro del mondo portò ad costruire planisferi del tutto anticonvenzionali. Il lavoro di Arno Peters è uno di questi esempi. Storico tedesco, è stato da sempre un filantropo e studioso del Terzo Mondo per trovare soluzioni alla povertà crescente. A lui si deve la stesura di una carta geografica innovativa che prese il nome di "Proiezioni di Peters". In esso osserviamo l'Africa e il Sud America di proporzioni maggiori maggiori rispetto all'Europa o all'America settentrionale. Inevitabilmente questi continenti sono posti al centro della cartina, rivalutando in questo modo il loro ruolo. Un lavoro che non ha mai avuto grandi riscontri pratici, ma che ha benissimo spiegato quello che i terzomondisti chiedevano: una rivalutazione dei Paesi più poveri. La carta di Peters ha degli errori prettamente cartografici per cui uso risulterebbe dannoso per una ricerca o per altri usi. Il successo che riscontrò questo lavoro fu grande e duraturo e probabilmente, nonostante le imprecisioni, venne preso in considerazione solo per la sua carica rivoluzionaria. Sta di fatto che ancora oggi è studiato e analizzato mettendo da parte le forti critiche che le associazioni geografiche hanno mosso contro il lavoro di Peters.