mercoledì 13 giugno 2012

V per Vendetta ovvero come una rivoluzione è fallita in partenza

Un partito di governo ultrareazionario, Norsefire; un eroe misterioso e vendicativo, V. Questi sono gli elementi principali del film V per Vendetta. In una Inghilterra del futuro un tiranno ultrareazionario governa senza freni e con il solo obiettivo di avere sempre più potere. V è l'unico che ha deciso di alzare la testa e combattere il dittatore. Sarà lui che sveglierà le coscienze intorpidite della gente e a dirigerli verso la vendetta finale. La maschera di V è divenuta il simbolo della rivolta costante contro gli oppressori per la libertà e per la democrazia. C'è stato un periodo (gli ultimi tempi del governo Berlusconi) in cui si vedevano su internet e per le strade riproduzioni di questa maschera. L'uso di questo finto volto era finalizzato a denigrare un governo che si riteneva tirannico e a sostenere una libertà che si riteneva perduta. V quindi è diventato sinonimo di rivoluzione, una rivoluzione fallita in partenza. Il cambio di guardia al governo di uno Stato non significa cambiare radicalmente il sistema. Passare da una dittatura (nel caso di Berlusconi una dittatura che solo la sinistra ha visto) alla democrazia equivale a rimanere nella stessa melma. V sa che cos'è la democrazia? Sa che è una sorta di dittatura occulta? Sa che la democrazia, almeno quella liberale, è uno sporco mezzo di oppressione del capitale? V, così come i suoi degni imitatori, non fa altro che combattere un dittatore per avviare una nuova dittatura, cioè quella di una oligarchia finanziaria. L'idea pura di democrazia, quella che ancora oggi si cerca di proporre e di costruire, è nobile e non a caso nasce in una civiltà che, pur altamente gerarchica, aveva un senso profondo di umanità, cioè la Grecia. L'individuo era un membro dello Stato e come tale aveva tutti i diritti a partecipare alla cosa pubblica. Oggi giorno un profondo sconforto serpeggia tra la massa che si è resa conto, in parte, di cosa sia la democrazia che fino a qualche tempo fa si è accettata. Il dibattito su questa forma di governo e cosa rappresenti nelle varie ideologie è lungo e molto vasto: in questo articolo evito di parlare di ciò e mi concentro sulla falsa rivoluzione che V ci insegna. V è il prototipo dell'indignato che va nelle piazze più importanti delle metropoli mondiali, occupandole e strillando la propria antipatia nei confronti di quel sistema che non gli da più quello di cui ha bisogno: sicurezza e stabilità. Costoro poi formano gruppi che parlano di rivoluzione, ma che in realtà vogliono un cambio di guardia, non una trasformazione radicale del sistema. E' una oratoria della rivoluzione ipocrita e che sostiene la democrazia borghese che ha dimostrato sempre e, ripeto, sempre la sua debolezza e le sue contraddizioni. V non fa altro che sostenere un'altra forma di dittatura dal volto buono e senza, all'inizio, limitazioni di ogni sorta. La retorica di V, che molti esaltano come la vera molla per il cambiamento, porta ad una rivoluzione fallita in partenza. Ci sono troppi maestri della rivoluzione che predicano i loro vangeli senza proporre scelte radicali ne basandosi sullo studio continuo della realtà. Sarà che sono frutto della momentanea insofferenza verso lo status quo: quando ci sarà la ripresa probabilmente le stesse voci saranno le prime a difenderle il sistema.

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