lunedì 9 luglio 2012

Capitalismo e Oppio

Il capitalismo occidentale porta morte e violenza dovunque ci siano ricchezze e opportunità di crescita. L'imperialismo europeo è stato la massima espressione di questo comportamento, determinando il ferimento e a volte la morte di interi popoli. Niente lo ha fermato e nel progredire nei suoi piani ha usato i mezzi più subdoli. La droga è uno di questi. Questo veleno sociale ha indebolito i popoli da colonizzare permettendo una facile penetrazione e un asservimento economico molto forte e difficile da sradicare.
Il Celeste Impero, il Grande Dragone o Cina era l'ultimo esempio di impero multiculturale, in piena decadenza e chiuso nel suo orgoglio millenario. Fu la vittima eccellente del connubio droga e capitalismo. Le dinastie che si successero al suo trono regnarono su popoli e terre diverse in tutto e riuscirono a tenerlo insieme nonostante le guerre civili e le invasioni straniere. L'occidente non rimase mai all'oscuro dell'esistenza del Celeste Impero. Fin dal duecento vi erano continui arrivi nelle corti italiani ed europee di ambascerie provenienti direttamente dalla Cina, ma anche di viaggi, come quello di Marco Polo, a scopi prettamente commerciali. Tra l'oriente e l'occidente quindi c'è sempre stata una forte sinergia contribuendo a importare ed esportare in entrambi le aeree in questione conoscenze e idee. Accadde che nel XVI secolo la dinastia Qing chiuse ogni confine ed impedì a qualunque straniero di mettere piede sul suolo imperiale. Le motivazioni della crisi di identità sono molte e principalmente dovute alla pressione sui confini orientali dei tartari e dei mongoli. La xenofobia distinse da questo momento in poi, fino all'inizio del XIX secolo, i cinesi dai suoi vicini. Il mondo progrediva e il Celeste Impero regrediva sempre di più. Gli occidentali, capitanati dagli inglesi, si stavano imbarcando nell'avventura coloniale spinti dal bisogno di mercati e di materie prime. In oriente gli europei non tardarono a occupare e a comprare dalle popolazioni indigene centri abitati e vaste porzioni di territorio. La Cina inevitabilmente fu costretta a incontrare di nuovo i suoi ex amici, quegli europei con i quali secoli prima aveva avuto un costante dialogo. Questa volta però i bianchi non proponevano amicizia ne conoscenze. Volevano mercati e materie prime, presupponendo nessun rifiuto o ostracismo imperiale. Il protocapitalismo europeo aveva bisogno di risorse per continuare a vivere e mercati per smerciare i suoi prodotti. Il colonialismo, secondo Karl Marx, è stata la molla che ha fatto sviluppare il capitalismo moderno, determinando quell'accumulo di ricchezze e quel mercato internazionale, che hanno portato alle due rivoluzioni industriali. La Cina dei Ming si rifiutò di aprirsi agli occidentali. Questi a loro volta premevano, ma i cinesi resistevano alle loro lusinghe. Nonostante i portoghesi e gli inglesi avessero delle basi commerciali sul suolo cinese, l'imperatore Yongzheng impose un forte protezionismo impedendo le importazioni e limitando le esportazioni, danneggiando gravemente i porti occupati dagli occidentali. Le potenze europee persero così una grande fetta di materie prime e di beni artigianali. Accadde che il capitalismo anglosassone sfruttò un veleno micidiale, l'Oppio, per sciogliere il guscio socio - economico. Nonostante il divieto imperiale la Compagnia delle Indie Orientali iniziò a importare in Cina, tramite i suoi porti, grandi quantità di oppio indiano. Gli effetti furono disastrosi. Il tasso di oppiomani aumentò costantemente e l'autorità imperiale di fronte a questo fenomeno si trovò impotente. Gli inglesi in questo modo tentarono di scardinare la fragile struttura sociale e istituzionale del Celeste Impero e approfittare per penetrare ancor di più nell'entroterra. Yongzheng non pote far altro che bloccare l'importazione di oppio. La guerra è l'arma del capitalismo per risolvere le problematiche interne ed internazionali e le sue crisi. E la crisi che si determinò non pote che sfociare in una serie di conflitti. La Cina e la Gran Bretagna si fronteggiarono in ben due Guerre dell'Oppio: la prima combattuta tra il 1839 e il 1842; la seconda tra il 1856 e il 1860. La Cina imperiale ne uscì profondamente umiliata. I cinesi dimostrarono la loro debolezza militare e le conseguenze belliche furono svantaggiose in tutti i sensi per i Qing. Il Trattato di Nanchino (1842) sancì ufficialmente la vittoria europea. Quel mostro del capitalismo occidentale aveva soddisfatto i suoi bisogni alimentari. La voracità del capitalismo occidentale aveva legittimato la distruzione sociale. Per vincere il più debole, per far valere il principio dell'uomo sull'uomo, non si sono fatti scrupoli nell'utilizzo dell'oppio per destabilizzare e ferire il tessuto sociale cinese. In questo modo da un lato si eliminò la sovraproduzione oppiacea in India, dall'altra a conquistare nuovi mercati, come Hong Kong. Ancora oggi ci si chiede se il problema della droga potrà un giorno mai essere risolto. Fin quando esso porterà profitto non sarà mai eliminato.