giovedì 24 maggio 2012

Pane e libertà: requiem per Placido Rizzotto

Pane e libertà. Questa erano le parole d'ordine degli operai e dei braccianti siciliani che lottavano contro i signorotti locali ancora ancorati ad un sistema feudale ormai decaduto. Una terra solare e ricca di vita è la Sicilia, ma da sempre soffocata da miseria e ignoranza. Padroni e padroncini facevano e fanno il bello e il cattivo tempo. Erano sindacalisti, operai, donne, vecchi e anche bambini che chiedevano condizioni di vita migliori, uccisi dai padroni per mano della Mafia. Si, la mafia che traeva benefici nel proteggere i signori o gli stessi signori erano mafiosi corrotti e dediti al guadagno facile. Le occupazioni delle terre, delle fabbriche e gli scioperi si susseguirono e sempre seguiti da un bagno di sangue. I capi scioperi venivano rapiti e uccisi e i loro corpi nascosti. Il sangue e il piombo non facevano diminuire la tenacia di questi uomini che, nonostante l'assenza delle istituzioni, spesso compromesse con il signorotto di turno, continuavano a lottare. Le storie di questi uomini e donne sono molte e spesso dimenticate dalla storia: i loro corpi sono scomparsi per eliminare ogni segno della loro esistenza; di loro si è voluta cancellare la memoria per evitare che il loro ricordo potesse suscitare altre rivolte e danneggiare i loschi guadagni. Luciano Nicoletti, Nicola Alongi, Placido Rizzotto, Salvatore Carnevale, Carmelo Battaglia, Peppino Impastato e tutte le vittime innocenti: bambini, donne e uomini che parteciparono ai cortei e alle occupazioni e che caddero sotto i colpi nemici. Erano persone che avevano coscienza del fatto che solo il lavoro rende onesti e liberi e che il godere dei benefici del proprio sudore e delle proprie grida era loro sacrosanto diritto. Sono morti in silenzio o addirittura in pubblico. Di alcuni di loro non si è saputo più nulla. Non hanno potuto avere una tomba sulla quale poter piangere e perorare le loro gesta. E' uno di questi casi più eclatanti è quello di Placido Rizzotto. Figlio di poveri genitori nacque a Corleone (PA) nel 1914, alla morte del padre, fu costretto a badare alla sua famiglia fino alla partenza per il servizio militare. Si distinse in battaglia e fece carriera militare fino al grado di sergente per poi passare dalla parte dei partigiani, unendosi, dopo l'8 settembre 1943, alla Brigata Garibaldi. Questo evento segnò il suo ingresso in politica, nei socialisti, e l'inizio della sua carriera da sindacalista, divenendo segretario della Camera del Lavoro di Corleone. Le sue battaglie a favore dei braccianti furono molte e tutte volte contro i signorotti locali collusi con la mafia del capo clan Michele Navarra. Ed è proprio questo boss il mandante per l'omicidio di Rizzotto, ucciso il 10 marzo 1948. Il suo corpo venne gettato nelle foibe di Rocca Busambra, vicino Corleone, da Luciano Liggio. Il suo corpo si perse per oltre 60 anni fino a quando il 9 marzo 2009 venne ritrovato e solo oggi, 24 maggio 2012, si sono svolti i funerali solenni con la presenza di alcune delle massime cariche istituzionali del Paese. Legato alla vicenda di Rizzotto è la storia di Giuseppe Letizia, un giovane pastore, ucciso da Michele Navarra, boss e anche medico, con una iniezione con aria per aver assistito all'omicidio del sindacalista. Questo è solo un assaggio della lunga marcia del progresso sociale contro i suoi nemici e contro chi trae benefici dalla sopraffazione e dal disordine criminale.

Nessun commento:

Posta un commento